1 marzo 2018: G. Giorgini G. Cambiano: Platone

Seminario “Perché leggere i classici della filosofia politica?”
Platone
Giovanni Giorgini (Università degli Studi di Bologna)
L’eredità di Platone: la conoscenza al potere ed il potere della conoscenza
Giuseppe Cambiano (Scuola Normale Superiore di Pisa)
Machiavelli e la dialettica platonica
1 marzo 2018
Aula Crociera Alta, Cortile Ghiacciaia, ore 15.00 -18.30.
La partecipazione a tutto il ciclo di incontri permette di acquisire i crediti formativi alla pari della frequenza di un laboratorio didattico.
L'incontro si terrà in italiano.
La partecipazione alla conferenza è fortemente consigliata agli allievi della Scuola di Dottorato in Filosofia e Scienze dell’Uomo.
Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Per informazioni: marco.geuna@unimi.it
Presentazione del seminario
“Perché leggere i classici della filosofia politica?”
Il seminario avrà natura permanente e verrà dunque riproposto, pur affrontando autori diversi, di anno in anno. Il primo ciclo di incontri avrà luogo nel secondo semestre dell’anno accademico 2017-2018, da febbraio a maggio 2018. Il seminario è rivolto ai dottorandi ed è aperto agli studenti triennali e magistrali. La domanda al centro dei singoli interventi al seminario dovrebbe essere: perché studiare ancora oggi un classico della filosofia politica come X (di volta in volta, Platone, Aristotele o Hobbes)? Perché studiarlo ancora oggi, oppure, con declinazione più di tipo esistenziale, che cosa ha condotto lo studioso, che interverrà al seminario, a dedicare tanti anni di attente letture ai testi di quel classico? L’idea generale del seminario è quella di proporre, in un pomeriggio, due approcci possibili ad uno stesso autore, o ad uno stesso problema. Ma il tutto nella massima libertà, senza relatori “ufficiali" e semplici “discussants”. Due contributi: spetterà a chi ascolta trovare analogie, o punti di tensione, tra i due approcci proposti. Quando sarà possibile, si cercherà di affiancare studiosi di generazioni diverse: per vedere se le domande che si rivolgono ai classici, con il passare degli anni e delle congiunture politiche e culturali, sono cambiate o continuano ad essere sostanzialmente analoghe, seppure riformulate da prospettive parzialmente differenti.