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Social Anthropology Lab  

The Social Anthropology Lab brings together anthropologists in the Department of Philosophy “Piero Martinetti. It promotes research activities with a view to fostering collaboration with external partners, research that concerns above all the scientific study of cultural diversity, both synchronically and diachronically. The work of the laboratory is oriented towards the development of scientific debate, ethnographic investigation and research projects on topics of central significance: intercultural dynamics and mobility in contexts of social inclusion and exclusion; different worldviews and indigenous epistemologies; the indigenization processes connected to technological and environmental transformations; and new possibilities for ethnographic understanding of institutions and platforms in emerging digital frontiers.

You can find us at this URL: https://sites.unimi.it/labantropos/

Ciclo Seminariale Inaugurale con Francesco Remotti  

I SEMINARI DEL LAS - LABORATORIO DI ANTROPOLOGIA SOCIALE

Ciclo Seminariale Inaugurale

Francesco Remotti (Università di Torino)

La nozione di meta-cultura. Disboscatori, capitali mobili, Antropocene.

 

Programma

26 aprile 2022, 12:15-14:00, aula M203, Via S. Sofia 9
I Banande, la lotta contro la foresta e la meta-cultura degl iabakondi

3 maggio 2022, 12:15-14:00, aula M203, Via S. Sofia 9
Le capitali mobili dei regni dell’Africa precoloniale: l’interruzione del potere

10 maggio 2022, 14:20-17:00, aula Martinetti
Antropocene: un’intricata, straordinaria cultura, priva di meta-cultura


Sarà possibile accedere in aula fino a esaurimento dei posti.


La partecipazione è fortemente consigliata consigliata agli allievi della Scuola di Dottorato in Filosofia e Scienze dell’Uomo.

Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.

Partecipazione via Teams: per il link di accesso alla piattaforma scrivere a gaetano.mangiameli@unimi.it   

Francesco Remotti è professore emerito all’Università di Torino, socio dell’Accademia delle Scienze di Torino e dell’Accademia Nazionale dei Lincei. È stato Direttore del Dipartimento di Scienze antropologiche dell’ateneo torinesee, Presidente del Centro Piemonte sedi Studi Africani. Ha condotto ricerche etnografiche e storiche in Africa equatoriale. Fra i suoi ultimi lavori si segnala: Somiglianze. Una via per la convivenza, Roma-Bari, Laterza 2019.

La ricerca sul campo, condotta tra i Ba-Nande del Nord Kivu in un esteso arco di tempo (1976-2013), aveva indotto il relatore a formulare la nozione di meta-cultura: una cultura di abakondi (disboscatori di foresta) manifestava in diverse occasioni l’intenzione di sospendere concretamente questa attività distruttiva e aprire spazi a forme di riflessione autocritica. Qualcosa di analogo il relatore ha riscontrato nel suo secondo campo di ricerca africanistico, concernente le capitali mobili dei regni dell’Africa precoloniale: alla morte del sovrano, la capitale veniva distrutta; si apriva quindi un periodo di interregno, in cui si registrava un vero e proprio collasso dello Stato. Il potere centrale era periodicamente interrotto. Anziché essere interpretato soltanto come una debolezza dello Stato (immaturità storica), l’interregno si presta a essere concepito come una fase meta-culturale, in cui programmaticamente si determinano i limiti dell’organizzazione statale, la sua fine periodica: una sorta di “società contro lo Stato” (Pierre Clastres). Considerando ora la cultura in cui viviamo, una cultura mostruosamente globale e inglobante, a cui si è convenuto di dare il nome geologico di Antropocene, la domanda fondamentale riguarda la difficoltà, e pressoché l’impossibilità, di accedere realmente a una meta-cultura, ossia a una sospensione, interruzione, bloccaggio sia pure temporaneo. Come lo Stato moderno, così il progresso (di cui lo Stato è fautore, garante, fruitore), sono concepiti come entità e processi letteralmente “senza fine”. All’origine vi è infatti l’idea di un’umanità titolata a dominare la natura, rendendosi così capace di somigliare sempre più a Dio, di divenire essa stessa divina. Due sono dunque i fattori che rendono difficile, forse impossibile, una reale meta-cultura dell’Antropocene: le dimensioni e la complessità di questa cultura da un lato e, dall’altro, il suo principio divinizzante.

Gli incontri del LAS  

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